
Vivere e lavorare più a lungo: il nuovo mindset di aziende e lavoratori
Il mondo del lavoro sta vivendo una trasformazione profonda. Non solo per la tecnologia ma soprattutto per l'aspetto demografico
La combinazione di denatalità, invecchiamento della popolazione e nuove aspettative delle giovani generazioni sta ridefinendo equilibri, carriere e persino modelli organizzativi.
Numeri alla mano: un mercato del lavoro che invecchia
Guardando ai numeri degli ultimi vent’anni, l’evoluzione è chiara:
La fascia di lavoratori tra i 50 e i 64 anni è passata dal 20% al 37% (2004-2024).
I giovani tra i 25 e i 34 anni sono scesi dal 27% al 18%.
Gli over 65 sono già il 3% della forza lavoro e sono in rapido aumento, al punto che presto supereranno i giovani tra i 15 e i 24 anni.
Questi dati mettono in luce una sfida enorme: la necessità di attirare nuovi talenti in azienda mentre si gestisce una forza lavoro sempre più anziana.
Carriere non lineari: una nuova idea di percorso professionale
L’allungamento della vita lavorativa non può essere gestito con logiche del passato: il modello della carriera lineare, che procede senza interruzioni fino alla pensione, è destinato a scomparire. Sempre più spesso vedremo percorsi professionali caratterizzati da:
Entrate e uscite dall’azienda,
Periodi dedicati alla formazione,
Interruzioni per scelte personali o di bilanciamento vita-lavoro,
Rientri con nuove competenze.
In Paesi come la Germania o quelli nordici, tra il 16% e il 17% delle persone over 65 continua già a lavorare, ma con modalità flessibili, non tradizionali.
Generazioni diverse, bisogni comuni (e differenze sostanziali)
Oggi le aziende devono confrontarsi con più generazioni che convivono nello stesso ambiente lavorativo. Le richieste sono diverse, ma non completamente distanti:
Le nuove generazioni cercano flessibilità e senso nel lavoro, oltre alla stabilità economica.
Anche lavoratori più senior desiderano modelli più agili, non solo dal punto di vista contrattuale ma anche operativo.
Tuttavia, non si può chiedere solo all’organizzazione di cambiare: serve anche responsabilità individuale da parte del lavoratore, che dovrà imparare a restare “occupabile” a lungo — con una formazione continua e una mentalità aperta alla flessibilità.
Dal diritto all’aumento al valore delle competenze
Il futuro del lavoro metterà al centro le skill, più dell’anzianità o dell’esperienza lineare. Non sarà più possibile sostenere aumenti automatici solo in base all’età o al tempo trascorso in azienda. Sarà essenziale:
Investire in formazione e riqualificazione,
Essere aperti a modalità contrattuali diverse,
Cambiare mindset: il valore sarà legato a ciò che si sa fare, non a quanto tempo si è lavorato.
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