
Leadership femminile ed educazione finanziaria: le nuove sfide dell’economia contemporanea
Il ruolo crescente delle donne nel management e l’urgenza di promuovere benessere economico attraverso l’alfabetizzazione finanziaria. Ne parliamo con Luisa Quarta
Nel 2025, il panorama economico e sociale italiano continua a registrare trasformazioni significative, tra cui spicca una tendenza positiva: la crescita della presenza femminile nei ruoli manageriali. Secondo l’ultimo rapporto annuale pubblicato da un'importante associazione di categoria del settore terziario, le donne rappresentano oggi il 22% del totale dei manager in Italia, un dato in crescita del 5,1% rispetto all’anno precedente. Ma ciò che colpisce maggiormente è il progresso generazionale: tra i dirigenti under 35, la percentuale di donne sale al 39%, segnale chiaro di un ricambio culturale e generazionale in atto.
Donne manager: una risorsa strategica per il sistema produttivo
Il rafforzamento della presenza femminile nei vertici aziendali non è soltanto un obiettivo di equità sociale, ma una vera e propria strategia di sviluppo economico. Diversi studi hanno evidenziato come la diversità nei team di leadership generi un impatto positivo su produttività, innovazione e resilienza organizzativa. Le donne, in particolare, si distinguono per competenze trasversali come l’ascolto, la mediazione, la visione sistemica e la gestione empatica delle risorse umane.
Inoltre, l’inclusione manageriale femminile ha un effetto sistemico sulla cultura aziendale, promuovendo nuovi modelli di leadership sostenibile e rafforzando il focus su obiettivi e risultati piuttosto che sulla mera presenza in ufficio. Un cambiamento sempre più richiesto dalle giovani generazioni, attente all’equilibrio vita-lavoro e ai valori etici delle organizzazioni.
Managerialità femminile e welfare aziendale: un binomio vincente
Il rafforzamento della presenza femminile nei ruoli di leadership è indissolubilmente legato al tema della genitorialità e della conciliazione dei tempi di vita. Le esperienze europee più virtuose, come quella della Spagna e della Francia, dimostrano che politiche di congedo parentale paritario e obbligatorio per entrambi i genitori contribuiscono non solo al benessere familiare, ma anche all'equilibrio organizzativo e alla crescita della natalità.
In questo senso, le aziende italiane sono chiamate a rivedere i propri modelli organizzativi, abbracciando un approccio più inclusivo e meritocratico, in cui la maternità e la paternità non rappresentino più ostacoli, ma semplici eventi naturali del ciclo di vita dei propri collaboratori.
Educazione finanziaria: un asset per l’autonomia e la sostenibilità
Un altro tema cruciale emerso nel dibattito contemporaneo riguarda l’educazione finanziaria, in particolare tra le giovani generazioni e le donne. L’Italia, purtroppo, continua a collocarsi tra i paesi europei con i livelli più bassi di alfabetizzazione finanziaria, con conseguenze evidenti su benessere personale, indipendenza economica e capacità imprenditoriale.
Promuovere l’educazione economica all’interno delle scuole, delle università e soprattutto delle aziende, significa offrire strumenti concreti di autodeterminazione. Le imprese possono svolgere un ruolo attivo introducendo percorsi di formazione finanziaria per i dipendenti, adottando misure semplici ma efficaci, come l’apertura autonoma di conti correnti per i giovani in stage, o l’integrazione di competenze finanziarie nei piani di sviluppo individuale.
Inoltre, investire nella formazione STEM per le ragazze non solo rafforza la cultura tecnica e scientifica nel Paese, ma offre alle donne le competenze strategiche per negoziare, posizionarsi e crescere professionalmente, riducendo anche il divario retributivo di genere ancora presente.
Un’opportunità per l’intero sistema Paese
La sfida della managerialità femminile e della consapevolezza economica diffusa non è una questione di nicchia, ma un fattore strategico per la competitività nazionale. In un’epoca segnata da transizioni complesse – digitali, ecologiche e demografiche – non possiamo permetterci di lasciare inutilizzate competenze, talenti e prospettive diverse.
L’inserimento e la valorizzazione delle donne nei ruoli chiave del sistema produttivo non è solo una scelta etica, ma una leva di crescita economica, coesione sociale e innovazione sostenibile. E la diffusione dell’educazione finanziaria è il primo passo per garantire a ogni cittadino, uomo o donna che sia, la libertà di scegliere, contribuire e prosperare.
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