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Il nuovo disordine mondiale: scenari economici e geopolitici tra dieci anni

Un confronto diretto con Alan Friedman sulle forze geopolitiche che stanno ridefinendo potere, commercio e alleanze internazionali.



Negli ultimi anni, l’Europa ha smesso di essere il centro gravitazionale del mondo. Lo siamo sulle mappe, ma non più nell’economia e nella politica globale. L’intervista con Alan Friedman parte proprio da questa consapevolezza: i rapporti di forza si stanno spostando e il prossimo decennio potrebbe essere ricordato come l’inizio di una nuova fase storica.


Friedman la definisce “il nuovo disordine mondiale”. Un’epoca caratterizzata non dalla classica deglobalizzazione, ma dalla frammentazione del commercio in blocchi geopolitici sostenuti da alleanze militari e interessi strategici più che da logiche economiche.


L’America che si indebolisce da sola

Secondo Friedman, la dinamica più sorprendente è il paradosso americano: più l’amministrazione Trump alza i toni – tra minacce militari, dazi e attacchi agli alleati – più la reputazione internazionale degli Stati Uniti si indebolisce. Non è un esercizio di forza, ma un boomerang che erode credibilità e autorevolezza.


Nel giro di dieci anni, afferma Friedman, gli Stati Uniti resteranno una grande potenza, ma non più il Paese chiamato a “decidere il destino del mondo”.


La Cina supera gli Stati Uniti

La proiezione è netta: entro 10-15 anni la Cina diventerà la prima economia mondiale per PIL. Un passaggio simbolico, ma anche sostanziale, perché anticiperà la costruzione di nuovi equilibri economici e commerciali.


Intorno a Pechino si muoveranno economie emergenti sempre più autonome: India, Brasile, Sudafrica, Turchia, Arabia Saudita, nazioni che non vogliono più “matrimoni geopolitici” esclusivi con Washington. Preferiscono scegliere, volta per volta, il partner più conveniente. Un mondo multipolare, più instabile, meno governabile.


Blocchi commerciali e geoeconomia

Per Friedman, i prossimi anni saranno dominati da un concetto chiave: geoeconomia. La geopolitica condizionerà profondamente i flussi commerciali, le catene di approvvigionamento, la localizzazione delle produzioni strategiche e le relazioni economiche globali.


La logica sarà semplice e brutale: chi è più forte detta le regole. Meno diritto internazionale, più realpolitik.


Un futuro instabile, ma chiaro nei segnali

L’incertezza resterà alta. Gli Stati Uniti dovranno ricostruire credibilità. La Russia resta un’incognita, il cui destino dipenderà dall’esito della guerra. L’Europa continuerà a pagare la sua lentezza decisionale, mentre i Paesi “medium-sized” conquisteranno spazi che fino a ieri non immaginavano.


Il prossimo decennio sarà insomma segnato da una tensione continua tra potere economico, potere tecnologico e nuove alleanze. Un mondo più frammentato, ma anche più leggibile attraverso le lenti della geoeconomia.



Guarda l’intervista completa su www.FinanceTV.it 

o ascolta il Podcast FinanceTV Talks – Le Voci dell’Economia


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