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FED e taglio dei Tassi: quali insidie si nascondono dietro?

La Federal Reserve si prepara a tagliare i tassi di interesse in un contesto paradossale: inflazione ancora sopra il target, debito pubblico USA ai massimi e mercati euforici. Ecco perché e quali rischi si corrono.



Un contesto economico paradossale

Se guardiamo ai dati, la fotografia dell’economia americana sembra quasi contraddittoria.

  • I mercati finanziari sono ai massimi storici: azioni, immobili, oro e persino Bitcoin hanno registrato rialzi importanti.

  • L’inflazione, pur in calo rispetto ai picchi post-pandemia, rimane sopra il target del 2% fissato dalla Federal Reserve, con una media di circa il 4% annuo dal 2020.

  • Il debito pubblico federale e l’offerta di moneta (M2) hanno raggiunto livelli record.


Normalmente, uno scenario simile spingerebbe verso politiche restrittive, non certo accomodanti. Eppure la Fed sembra intenzionata a fare il contrario: tagliare i tassi di interesse.


Perché la Fed sta pensando di abbassare i tassi?

Nonostante l’inflazione sia ancora sopra il livello desiderato, ci sono diverse ragioni che potrebbero spiegare la scelta della Federal Reserve.

1. Evitare la recessione

Gli indicatori economici – come il PMI, l’occupazione e le vendite retail – segnalano un possibile rallentamento. Un taglio preventivo potrebbe servire a smorzare il rischio di una recessione profonda.

2. Debito pubblico insostenibile

Con un debito federale che ha superato il 120% del PIL, mantenere tassi alti significa pagare interessi sempre più pesanti. Ridurre i tassi allenterebbe la pressione sui conti pubblici.

3. Fattori politici

A novembre 2025 ci saranno le elezioni presidenziali USA. Pur essendo formalmente indipendente, la Fed non è immune alle pressioni politiche: storicamente ha evitato di irrigidire troppo le condizioni finanziarie in fasi elettorali delicate.

4. Disinflazione in corso

Negli ultimi mesi l’inflazione annua si è ridotta al 2,5–3%. La Fed potrebbe leggere questo dato come segnale di un trend discendente, usandolo per giustificare un taglio dei tassi.


Una decisione controcorrente

Tagliare i tassi in un contesto di mercati euforici e inflazione sopra il 2% appare quasi paradossale. Tradizionalmente, la riduzione dei tassi è una misura pensata per sostenere un’economia in difficoltà, non un’economia che brilla sui mercati.

Il rischio più immediato? Alimentare nuove bolle speculative.


Ha davvero senso dal punto di vista economico?

La valutazione dipende da quali rischi si considera più rilevanti:

  • Se l’inflazione dovesse rimanere strutturalmente alta, un taglio potrebbe peggiorare il problema.

  • Se invece il rallentamento economico fosse reale, ridurre i tassi potrebbe evitare danni più profondi.


Molti economisti citano il pensiero di Hyman Minsky, secondo cui politiche monetarie troppo accomodanti finiscono sempre per generare instabilità finanziaria.


Il lato cinico: il “Fed put”

C’è anche una lettura più critica. Secondo alcuni, il sistema economico americano è ormai dipendente da tassi bassi e liquidità a buon mercato.

Quando i tassi salgono, mercati e conti pubblici soffrono. Appena possibile, la Fed torna quindi a tagliarli. Questo comportamento prende il nome di “Fed put”: la tendenza della Federal Reserve a proteggere i mercati indipendentemente dal contesto macroeconomico.


Conclusione

Un eventuale taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nel 2025 non sarebbe privo di logica, ma rimane una scelta molto controversa.

  • Da un lato, potrebbe aiutare a evitare una recessione.

  • Dall’altro, rischia di gonfiare ulteriormente bolle speculative e aggravare squilibri già esistenti.


La storia ci ricorda che decisioni simili hanno spesso anticipato momenti di forte instabilità: dalla bolla delle dot-com nel 2000 alla crisi finanziaria del 2008.

Il punto è chiaro: la Fed si muove in equilibrio precario tra la necessità di sostenere l’economia e il pericolo di alimentare nuove fragilità sistemiche.

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