top of page

America, porto sicuro o bolla in formazione? La credibilità finanziaria USA alla prova dei mercati

L’aumento vertiginoso del debito pubblico, la pressione sulla Federal Reserve e l’incertezza politica mettono alla prova la tenuta del sistema economico americano.


Il rischio di una nuova bolla: inflazione, materie prime e rincari

Negli ultimi anni l’economia statunitense ha mostrato segnali di fragilità che vanno oltre l’ordinaria ciclicità dei mercati. L’inflazione è tornata a mordere, trainata anche dall’impennata dei prezzi delle materie prime.


Ed è paradossale — ma significativo — che uno degli argomenti politici più utilizzati nella campagna elettorale di Trump sia stato il prezzo delle uova: un simbolo semplice ma potente della perdita di potere d’acquisto che attraversa la classe media americana.


A questo si aggiunge un tratto storico della società statunitense: l’elevato indebitamento privato. È un Paese che da sempre consuma più di quanto risparmi, ed episodi come i subprime del 2008 sono un monito ancora vivo. Tutto ciò avviene mentre gli europei, per contro, mantengono un approccio più prudente e “cassettista”, pur con altre fragilità strutturali.


Un debito pubblico fuori controllo: il vero punto di rottura

Oggi però il tema decisivo non è più solo il debito privato. È il debito pubblico americano a rappresentare l’elemento destabilizzante per il sistema finanziario globale. Gli interessi annui pagati sul debito sfiorano gli 80 miliardi di dollari, mentre le proiezioni per il 2030 indicano un rapporto debito/PIL che potrebbe superare quello italiano.

Si tratta di una soglia psicologica che fino a pochi anni fa sarebbe sembrata impensabile per la maggiore potenza economica del pianeta.


A pesare sono soprattutto:

  • l’aumento della spesa pubblica approvato dall’amministrazione Trump;

  • il rinnovo dei tagli fiscali ai redditi più alti;

  • una dinamica di deficit che non mostra alcun segnale di rientro.


Per decenni il mondo ha considerato il debito americano come sicuro per definizione, grazie alla potenza del dollaro e all’appetibilità del mercato finanziario statunitense. Oggi, per la prima volta, questo paradigma inizia a vacillare.


La Fed sotto pressione: il rischio di una repressione finanziaria

La crescente esposizione della Casa Bianca sul fronte fiscale ha innescato un altro fenomeno critico: la pressione politica sulla Federal Reserve.

Trump, da inizio mandato, mira di fatto a controllare la banca centrale. L’ingresso di figure a lui vicine, come Stephen Miran, nel board della Fed, è un segnale chiaro. A ogni riunione chiede tagli aggressivi dei tassi di interesse: mezzo punto non basta, vuole un punto intero.


E lo stesso Trump ha dichiarato di voler tassi al 2% o addirittura all’1%.

L’obiettivo è evidente: rendere più sostenibile il servizio del debito pubblico. Ma gli effetti collaterali potrebbero essere devastanti. Una riduzione forzata dei tassi, in un contesto di debito crescente, provocherebbe una repressione finanziaria:i creditori verrebbero rimborsati con moneta “più debole”, erodendo il valore reale dei loro asset.


Se gli investitori globali percepissero la Fed come un’istituzione non più indipendente, la fiducia nei Treasury — cardine del sistema finanziario mondiale — potrebbe incrinarsi in modo profondo.


La credibilità internazionale degli Stati Uniti: un capitale che si sta consumando

Gli Stati Uniti restano il centro della finanza globale per assenza di alternative: né la Cina, né l’Europa con l’euro, né le criptovalute rappresentano oggi un’opzione credibile per sostituire il dollaro.


Ma la credibilità, in finanza come nella politica internazionale, è un capitale fragile. E sta vacillando.

  • Un debito pubblico fuori controllo

  • Una banca centrale sotto pressione politica

  • Una politica estera instabile

  • Un clima interno polarizzato


Sono tutti elementi che spingono gli investitori a interrogarsi su un futuro che, fino a pochi anni fa, sembrava scolpito nella pietra.

Il risultato più probabile è una fase di crescente volatilità: non il crollo immediato della supremazia americana, ma l’inizio di una lenta erosione della fiducia. Un processo che potrebbe ridisegnare gli equilibri globali nei prossimi anni.


Guarda l'intervista completa su FinanceTV o ascolta

il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia

Tavola disegno 4.png

fa parte del gruppo

Logo PFEconomy.png

Il più importante hub per la divulgazione

della cultura economica e finanziaria

  • Linkedin
  • Facebook
  • Instagram
  • Youtube

© PFHolding Srl

Società certificata UNI EN ISO 9001:2015 per la qualità delle attività proposte.

bottom of page