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TFR all’INPS: Una Scorciatoia Pericolosa? Perché l’idea dovrebbe preoccupare i lavoratori

Negli ultimi giorni si discute con crescente intensità dell’ipotesi di trasferire il TFR all’INPS, quali conseguenze?

Il TFR è dei lavoratori, non dello Stato

Il TFR è, per definizione, retribuzione differita. È una quota di stipendio che il lavoratore matura mese dopo mese e che rappresenta una forma di risparmio forzoso, utile in caso di interruzione del rapporto di lavoro o come sostegno al momento della pensione. Destinarlo a una gestione pubblica potrebbe significare togliere ai lavoratori la disponibilità di una somma che è già loro, lasciando spazio a un utilizzo politico o sistemico delle risorse.


Non si tratta di una riforma previdenziale, ma di un esproprio silenzioso, che sposta l’onere della sostenibilità del sistema pensionistico direttamente sulle spalle dei lavoratori.


Pensioni 2025: più età, meno prestazioni?

Il contesto in cui nasce questa proposta è chiaro: si lavora più a lungo, si va in pensione più tardi e si riceve una pensione inferiore rispetto al passato. In questo scenario, è legittimo chiedersi se abbia senso sottrarre ai lavoratori anche il TFR, anziché cercare soluzioni più strutturali.

Il problema vero non è il TFR, ma:

  • Redditi troppo bassi

  • Carriere lavorative discontinue

  • Scarsa consapevolezza previdenziale

  • Bassa adesione alla previdenza complementare


Le vere priorità per rilanciare la previdenza

Se vogliamo davvero rafforzare il sistema previdenziale italiano, dobbiamo guardare oltre le scorciatoie. Ecco alcune priorità condivise da molti esperti:

1. Aumentare i salari attraverso la produttività

Un sistema previdenziale solido nasce da carriere solide e retribuzioni dignitose. Più guadagni oggi significano più contributi e pensioni domani.

2. Incentivare la previdenza integrativa

Serve una spinta seria alla previdenza complementare, fatta di incentivi fiscali, trasparenza e semplificazione. I cittadini devono essere messi in condizione di scegliere in modo consapevole.

3. Investire in educazione finanziaria e previdenziale

Non servono paternalismi di Stato, ma formazione reale su temi previdenziali e finanziari, fin dalla scuola e sul posto di lavoro.

4. Garantire libertà di scelta e consapevolezza

Il TFR non va tolto, ma valorizzato. I lavoratori devono avere la libertà di decidere se lasciarlo in azienda, destinarlo a un fondo pensione o eventualmente optare per una gestione pubblica, ma solo in piena trasparenza.


Conclusioni: no a soluzioni facili, sì a una visione sostenibile

Trasferire il TFR all’INPS potrebbe sembrare una soluzione facile a un problema complesso, ma è una scorciatoia pericolosa. In un Paese già segnato da precarietà, salari bassi e pensioni inadeguate, la vera riforma deve partire dal lavoro, dalla produttività, dalla libertà di scelta e dalla responsabilizzazione individuale.


Sì a una visione previdenziale equa e sostenibile. No a interventi che minano la fiducia e i diritti dei lavoratori.

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