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Petrolio e gas, le armi energetiche che fomentano le guerre moderne

In un mondo in continua trasformazione, le materie prime energetiche come gas e petrolio restano elementi chiave per il potere economico e militare globale.



Gas e petrolio: il nuovo fronte della competizione geopolitica globale

Le materie prime energetiche — gas e petrolio in primis — sono il cuore pulsante delle dinamiche geopolitiche contemporanee. Mentre il petrolio ha dominato gli scenari del Novecento, oggi il gas naturale rappresenta il vero asset strategico capace di influenzare equilibri economici, militari e diplomatici.


Dal petrolio al gas: come cambia lo scenario energetico globale

Il petrolio, un tempo al centro delle guerre del Golfo, oggi ha un ruolo più sfumato nel contesto geopolitico. Gli Stati Uniti sono diventati grandi produttori ed esportatori, i Paesi OPEC mantengono un’ampia capacità estrattiva e la Cina accumula scorte strategiche. Tuttavia, è sul gas che si concentra oggi la competizione globale.


La partita non si gioca solo sull'estrazione, ma soprattutto sul trasporto, la trasformazione e il controllo politico delle principali rotte energetiche.


Il protagonismo dell’Asia

La Russia, esclusa dai mercati occidentali a causa delle sanzioni, sta dirottando le proprie forniture di gas verso la Cina, che sta progressivamente diventando il primo cliente di Mosca. Il sudest asiatico, con economie in rapida crescita come quelle di Vietnam, Corea del Sud e Giappone, ha un bisogno crescente di gas. In questo contesto, l’Australia si posiziona come un attore chiave, esportando ingenti quantitativi di GNL verso la regione.


La complessità geopolitica del Mediterraneo

Nel Mediterraneo si intrecciano interessi ancora più delicati, soprattutto per l’Europa. L’UE, infatti, cerca di rilanciare la propria industria, anche alla luce della corsa globale agli armamenti, ma si trova in difficoltà dopo aver rinunciato al gas russo a basso costo. Gli Stati Uniti hanno offerto – o meglio imposto – le proprie esportazioni di gas liquefatto (GNL), ma a condizioni poco vantaggiose: il prezzo del gas americano triplica tra il momento della liquefazione e lo sbarco nei porti europei, gravando su famiglie e imprese del continente.


Il nodo Gaza e il giacimento Leviathan

Davanti alla Striscia di Gaza si trova il giacimento di gas Leviathan, tra i più grandi del Mediterraneo. La sua presenza contribuisce a spiegare – anche se solo in parte – l'intensità dei conflitti nella regione. Israele lo rivendica e ne controlla l’accesso, vedendo nella presenza palestinese un possibile ostacolo all’utilizzo pieno delle risorse.


Ma lo stallo non riguarda solo Israele e Palestina. La Turchia, attraverso la sua politica marittima espansiva, rivendica vaste porzioni di acque internazionali, ponendosi in rotta di collisione con Cipro, con l’UE e con altre potenze energetiche.


Questo scacchiere marittimo in evoluzione evidenzia come l’energia sia sempre più una questione di confini, sovranità e forza geopolitica.


L’Italia può diventare un hub del gas per l’Europa?

Con la sua posizione centrale nel Mediterraneo, l’Italia è un ponte naturale tra Africa, Medio Oriente e il cuore industriale europeo. Potrebbe diventare un hub energetico continentale, connettendo le risorse gassifere di Egitto, Algeria, Israele e Qatar al nord Europa.


Per realizzare questo potenziale, però, servono tre elementi fondamentali:

  • Una strategia energetica chiara e di lungo periodo

  • Infrastrutture moderne per rigassificare e distribuire il gas

  • Un ruolo più deciso in politica estera mediterranea


Conclusione: energia e geopolitica, un legame indissolubile

Gas e petrolio non sono solo merci: sono strumenti di potere. Chi controlla le risorse, le rotte e le infrastrutture energetiche controlla una parte importante del futuro geopolitico del mondo.

L’Europa deve colmare il suo divario strategico. L’Italia, per storia e posizione geografica, ha l’occasione di tornare al centro del gioco — ma il tempo stringe, e la sfida è globale.


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