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Lo sviluppo industriale cinese e le sfide per l’economia americana

Tutti parlano di USA ma come è strutturata e sta evolvendo l'economia cinese? Ne parliamo con Paolo Gila



In un mondo scosso da tensioni geopolitiche, dazi e nuove strategie industriali, la Cina si conferma protagonista assoluta della scena globale. Ma come si sta trasformando la sua economia? E perché riesce a rispondere ai dazi americani senza paura apparente? Ne abbiamo parlato a Finance TV – Le Voci dell’Economia con il giornalista economico Paolo Gila, in un’analisi che intreccia industria, finanza e geopolitica.


Dalla fabbrica del mondo alla potenza finanziaria

Per anni, la Cina è stata il cuore manifatturiero del pianeta. Ma oggi sta evolvendo. Secondo Gila, Pechino sta finanziarizzando la propria economia: alla centralità della produzione si affianca un secondo baricentro, quello finanziario. Non solo beni, ma anche capitali e strategie di investimento.

Questa trasformazione si fonda su un punto di forza ancora imbattibile: la capacità industriale cinese. Dai settori automobilistico e tecnologico a quelli della difesa, della robotica e dell’intelligenza artificiale, la Cina è diventata leader o competitore diretto degli USA.


Il nodo interno: consumi deboli e crisi immobiliare

Tuttavia, la crescita cinese ha un tallone d’Achille: i consumi interni non tengono il passo. La crisi immobiliare, con casi eclatanti come il default di Evergrande, ha eroso la fiducia del consumatore. A ciò si aggiunge un mercato borsistico instabile, su cui il governo è dovuto intervenire per evitare ondate di panico.

La risposta? Taglio dei tassi di interesse e sostegno agli investimenti finanziari, con l’obiettivo di rilanciare la fiducia nel sistema e sbloccare la domanda interna.


Dazi, terre rare e leadership nei BRICS

Mentre gli USA puntano sul reshoring e sulle barriere tariffarie, la Cina risponde con strumenti diversi: controdazi, controllo sulle terre rare (materie prime strategiche), investimenti nella Belt and Road Initiative e rafforzamento della cooperazione Sud-Sud tramite i BRICS.

Pechino, ci ricorda Gila, vuole costruire un’alternativa all’ordine globale dominato dal dollaro. Le nuove alleanze finanziarie, dalla Banca Asiatica degli Investimenti alla Shanghai Cooperation Organization, rappresentano un nuovo paradigma economico e monetario.


Tecnologia, ingegneria e una visione sistemica

Il cuore della sfida è però tecnologico. In Cina si laureano ogni anno oltre 4 milioni di ingegneri. In Europa, meno di 800.000. Negli USA, poco più di 2 milioni in totale. Questo squilibrio nella formazione alimenta la superiorità cinese in campi chiave come 5G, AI, mobilità elettrica e difesa.

La Cina – sottolinea Gila – non vende semplici prodotti: vende sistemi integrati, come dimostrato da alcuni sofisticati missili forniti al Pakistan. Tecnologie avanzate, software e hardware connessi, visione di lungo termine: è qui che si gioca la vera partita.


Dal commercio alla geopolitica: quattro livelli di scontro

Il confronto tra Cina e USA si articola su quattro piani:

  1. Economico – con strategie divergenti tra servizi (USA) e industria (Cina)

  2. Geopolitico – con Pechino che offre stabilità e Washington che si chiude

  3. Militare – con gli USA dominatori dei mari e la Cina che investe nello spazio

  4. Tecnologico – dove la leadership sarà determinata da chi possiede più know-how

Il modello americano, incentrato su consumo e debito, sembra destinato a scontrarsi con una Cina che costruisce sistemi, accumula risorse e crea infrastrutture globali.


Il futuro è multipolare

La lezione? Il mondo sta evolvendo verso un nuovo ordine multipolare, in cui nessun paese può più dettare da solo le regole. E la Cina non è solo una potenza emergente: è già un attore centrale, capace di guidare nuove alleanze, innovare l’industria e riscrivere le rotte del commercio.


Guarda l'intervista completa su FinanceTV.it o ascolta

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