
Leadership autoritaria e crisi economiche: il declino della democrazia tra diseguaglianze e shock globali
Il XXI secolo sta vivendo un preoccupante ritorno verso modelli politici autoritari. Ne parliamo con la Prof.ssa Elsa Fornero
Le leadership forti sembrano attrarre sempre più consenso, anche nei paesi storicamente democratici. Ma perché accade questo? Qual è il legame tra instabilità economica, crisi globali e derive autocratiche? E quale ruolo può ancora giocare l’Europa?
Le nuove leadership: autoritarismo come risposta alla paura
Dagli Stati Uniti alla Russia, dalla Cina fino a diverse nazioni europee, assistiamo a una crescente concentrazione del potere nelle mani di leader forti, spesso accomunati da tratti populisti, nazionalisti o apertamente autocratici. Negli Stati Uniti, l’esperienza di Donald Trump ha mostrato come una retorica polarizzante possa minare i tradizionali contrappesi democratici. In Europa orientale si diffondono partiti che mettono in discussione i valori fondanti dell’Unione, mentre in Germania, forze come AfD acquisiscono sempre più visibilità.
Crisi sistemiche e smarrimento collettivo
Il contesto economico e sociale degli ultimi vent’anni ha creato un terreno fertile per queste trasformazioni. La crisi finanziaria del 2008, la “grande recessione”, il Covid-19, il conflitto in Ucraina, la crisi energetica, l’instabilità in Medio Oriente e le tensioni geopolitiche con la Cina: tutto questo ha provocato uno shock collettivo nella popolazione. Le diseguaglianze economiche si sono ampliate, la classe media si è ristretta e le fasce più vulnerabili sono state lasciate indietro.
Queste crisi hanno generato un senso diffuso di paura e di sfiducia verso le élite politiche tradizionali, aprendo la strada a figure capaci di presentarsi come “uomini forti” in grado di risolvere rapidamente problemi complessi.
Il paradosso dell’economia globale
Dal punto di vista macroeconomico, il mondo ha continuato a produrre ricchezza, ma la sua distribuzione è stata sempre più diseguale. Paesi sviluppati come gli Stati Uniti hanno visto salire i profitti aziendali e i mercati finanziari, mentre i salari reali stagnavano. In Italia, ad esempio, il potere d’acquisto dei lavoratori è fermo da oltre vent’anni, e il tasso di occupazione, seppur in crescita, resta tra i più bassi in Europa.
In parallelo, l’invecchiamento della popolazione, il mismatch di competenze e la bassa produttività rendono fragile la ripresa. In questo contesto, le promesse populiste e sovraniste trovano terreno fertile, anche se spesso non offrono soluzioni sostenibili.
Populismo, sovranismo e la tentazione del controllo
Le democrazie occidentali si trovano oggi sotto pressione. L’aumento del consenso per partiti populisti e sovranisti si accompagna a una crescente erosione della fiducia nelle istituzioni. La retorica del “prima noi” si diffonde, a dispetto delle evidenze economiche che mostrano come l’integrazione e la cooperazione internazionale siano ancora motori di sviluppo.
Le migrazioni, ad esempio, nonostante siano essenziali per bilanciare il declino demografico e rispondere alla domanda di manodopera, sono sempre più oggetto di narrazioni ostili. La realtà è che l’Europa, senza un’immigrazione controllata e qualificata, rischia di perdere competitività e sostenibilità sociale.
L’Europa davanti al bivio
In questo scenario, l’Europa ha una responsabilità storica: difendere i valori fondanti della democrazia liberale, dei diritti e del mercato regolato. Tuttavia, anche l’Unione Europea mostra segni di fragilità. La mancanza di una politica estera comune, l’assenza di una vera difesa condivisa e il ritardo su riforme fiscali e industriali limitano la sua capacità di azione.
Serve un progetto politico e culturale capace di rilanciare l’Europa come potenza “normativa”, non solo economica, fondata su innovazione sostenibile, coesione sociale e inclusione.
Conclusioni: come resistere alla tentazione autoritaria
Il ritorno dell’autoritarismo non è inevitabile, ma è il risultato di fallimenti collettivi: nella distribuzione della ricchezza, nell’accesso alle opportunità, nella costruzione di fiducia tra cittadini e istituzioni. Per contrastarlo serve una nuova stagione di pensiero critico, educazione civica, riforme strutturali e visione di lungo periodo.
Solo ricostruendo un senso di equità e prospettiva comune sarà possibile frenare l’avanzata di chi promette tutto a tutti, senza alcuna responsabilità.
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