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L’accordo sui dazi tra USA e UE: squilibri, debolezze negoziali e conseguenze industriali

L’accordo raggiunto tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi segna un momento chiave nelle relazioni transatlantiche. Tuttavia non sembra un accordo equo...


Cos’è davvero questo accordo?

A prima vista, sembra quasi una resa senza condizioni dell’Europa: un compromesso dettato dal “prendere o lasciare”, dove gli Stati Uniti mantengono un vantaggio contrattuale netto. Ma quanto è reale questa impressione? L’accordo non è solo un documento politico, è un pacchetto che impatta direttamente sulle nostre vite, dalle bollette alle industrie, fino alla nostra sovranità tecnologica e alimentare.


Il nodo energetico: paghiamo quattro volte di più

Un punto chiave riguarda l’acquisto di gas americano a prezzi fino a quattro volte superiori a quelli che avevamo con la Russia. Questo aumento non è solo una questione di costi, ma un cambio strutturale che mette in ginocchio famiglie e imprese europee. Non dimentichiamo che prima della guerra in Ucraina il gas russo arrivava a costi molto più bassi e che l’attuale crisi è stata alimentata da strategie geopolitiche ben orchestrate.


L’industria militare e la dipendenza tecnologica

Con l’accordo, l’Europa si impegna a investire quasi un trilione di dollari in armamenti americani. Un investimento gigantesco che alimenta il complesso militare-industriale USA ma che lascia l’Europa in una condizione di dipendenza tecnologica, rinunciando allo sviluppo autonomo della propria industria militare. Ciò significa non solo comprare armi, ma accettare di non diventare mai protagonisti nel campo delle tecnologie strategiche.


La deindustrializzazione europea e lo spostamento della produzione

Non meno importante è l’impegno che vedrà aziende europee, come la tedesca BASF, spostare investimenti e produzione negli Stati Uniti. Biden, infatti, ha incentivato il trasferimento di produzioni industriali oltreoceano per sostenere il lavoro americano, causando di fatto una deindustrializzazione e una perdita di posti di lavoro nel Vecchio Continente. Per i lavoratori europei, soprattutto nei settori energivori, le prospettive sono difficili.


Il settore agroalimentare e la minaccia del dumping commerciale

Dal punto di vista agricolo, l’accordo mette a rischio i nostri standard di qualità. L’Europa aderisce alla PAC, che garantisce rigidi controlli fitosanitari e la qualità dei prodotti. Gli USA, invece, non hanno queste tutele: l’uso massiccio di pesticidi, ormoni e additivi artificiali crea una competizione sleale e un dumping commerciale che danneggia agricoltori e filiere produttive italiane ed europee. A tutto questo si aggiunge il rischio di dover abbassare i nostri standard per conformarci a quelli americani.


I costi sociali e politici: meno sanità, meno cultura, più povertà

Chi pagherà questa “tassa” energetica e militare? Verosimilmente, sarà la società civile, con tagli in settori fondamentali come sanità e cultura, che già oggi soffrono per le ristrettezze finanziarie. Non esiste uno scenario realistico in cui l’Italia potrà generare un surplus di decine di miliardi per coprire questi costi senza sacrificare il benessere dei cittadini.


Il quadro politico: tra dubbi e conflitti di interesse

Sul fronte politico, emergono sospetti su figure chiave come Ursula von der Leyen, accusata di conflitti di interesse e legami con il settore privato. Inoltre, la storia recente mostra come gli interessi americani abbiano influenzato la politica europea, soprattutto nel contesto della guerra in Ucraina, che ha visto un forte coinvolgimento statunitense nei processi che hanno destabilizzato la regione.


Conclusioni: un accordo che sacrifica l’Europa

Questo accordo appare come una resa dell’Europa agli interessi americani, a scapito dell’autonomia, della sostenibilità e del benessere dei cittadini. Dal costo dell’energia alle conseguenze sociali, dalla perdita di sovranità tecnologica al rischio di dumping commerciale, l’Europa è chiamata a riflettere profondamente sul prezzo di questa intesa.


Come ha giustamente osservato l’esperto Enrico Verga, si tratta di un quadro complesso, in cui i vantaggi per gli USA si traducono in una serie di svantaggi e costi per il nostro continente.


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