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Demografia e potere: la longevità che ridisegna il mondo

Un fenomeno lento, ma inesorabile, capace di modificare il peso economico dei Paesi, le rotte migratorie e persino la loro posizione nello scacchiere internazionale.



Nel dibattito pubblico si parla spesso di geopolitica come se fosse un gioco di eserciti, confini e strategie militari. Eppure, esiste una forza molto più silenziosa e molto più potente che sta ridisegnando gli equilibri globali: la demografia.


È il tema al centro dell’ultima puntata di Finance TV – Le voci dell’economia, dove Jonathan Figoli ha dialogato con Maurizio De Palma, autore de La rivoluzione della longevità.


L’invecchiamento come fattore di potere

Alcuni Paesi si stanno restringendo. Non in termini geografici, ma demografici. Il Giappone ha già superato il 30% della popolazione oltre i 60 anni e negli ultimi dieci anni ha perso più di due milioni di lavoratori. La Corea del Sud, con un tasso di fertilità precipitato allo 0,7 per donna – il più basso al mondo – si avvia verso un declino demografico ancora più rapido.


In questo gruppo rientrano anche l’Italia e la Cina, due economie distanti ma accomunate da un lento ma costante calo della popolazione in età lavorativa. La conseguenza è evidente: meno persone che producono, più persone che consumano welfare. Un’equazione difficile da sostenere nel lungo periodo.


Dove la popolazione cresce, cresce anche il potere

All’estremo opposto c’è l’India. Età media: 29 anni. Una forza lavoro ampia, giovane e – soprattutto – crescente. In prospettiva, è una delle poche economie destinate ad aumentare il proprio peso globale non perché diventa più ricca, ma perché diventa più numerosa. È un vantaggio strategico che ricorda quello avuto dalla Cina cinquant’anni fa.


L’altro lato della demografia: migrazioni e crescita

Il fenomeno che più divide l’opinione pubblica è probabilmente quello che può determinare il futuro economico dei Paesi occidentali: l’immigrazione. Un tema che, come ricorda De Palma, non può essere affrontato con slogan o calcoli elettorali: «I trend demografici sono noti da tempo. Non si fronteggiano con misure emergenziali, ma con politiche di medio-lungo periodo. E queste passano anche dalla capacità di attrarre nuova forza lavoro».


La Spagna lo sta facendo. Non a caso, la sua crescita economica degli ultimi anni – il cosiddetto “mini miracolo spagnolo” – è collegata alla capacità di incorporare lavoratori migranti culturalmente affini e pronti a integrarsi nel tessuto produttivo. Oggi la Spagna cresce più della media europea. Non per caso, ma per scelta.


La sfida italiana

Per l’Italia la partita è particolarmente complessa. Siamo uno dei Paesi più longevi al mondo, ma anche uno dei più restii a ragionare in termini strategici sulla popolazione. La longevità può essere un’opportunità, ma solo se accompagnata da:

  • politiche migratorie selettive e coerenti con i fabbisogni produttivi;

  • un ripensamento del welfare legato all’età;

  • un mercato del lavoro capace di includere e non solo proteggere.


Come ricorda De Palma, “la longevità richiede visione, non rincorsa dell’emergenza”. Ed è un punto centrale: i fenomeni demografici non esplodono, maturano. E quando lo fanno, è troppo tardi per correggerli.


Un tema destinato a restare

La demografia non è solo un tema sociale. È economia, finanza, previdenza, politica internazionale. È il filo che unisce crescita economica, sicurezza, innovazione e coesione sociale. Per questo tornerà al centro del dibattito – spesso, e per molti anni.


Chi vuole capire il mondo che verrà non può permettersi di ignorare la forza più silenziosa, ma più determinante, della nostra epoca.


Guarda l’intervista completa su FinanceTV o

ascolta il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell’Economia.

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