
Dalla democrazia illiberale USA all’autoritarismo collaborativo cinese: le nuove coordinate della geopolitica mondiale
Negli ultimi decenni l’economia mondiale ha vissuto un periodo di stabilità. Ma è davvero così o ci aspetta un cambiamento epocale?
Le politiche economiche di Stati Uniti, Europa e Asia erano guidate da logiche di mercato, con un ruolo marginale della politica internazionale. Tuttavia, come sottolinea l’analista Emilio Rossi nella sua intervista a Finance TV – Le Voci dell’Economia, «la variabile geopolitica è tornata a essere dominante».
Per oltre trent’anni, la priorità dei governi occidentali è stata la gestione delle finanze pubbliche, la crescita economica e la redistribuzione del reddito. Oggi, invece, assistiamo a un’inversione di tendenza: le relazioni internazionali, le tensioni tra blocchi economici e le decisioni strategiche degli Stati stanno ridefinendo i confini stessi del mercato globale.
Gli Stati Uniti: da economia liberale a Stato interventista
Uno dei cambiamenti più sorprendenti riguarda proprio gli Stati Uniti, tradizionalmente considerati la patria del libero mercato. L’economia americana, che per decenni ha rappresentato il modello liberale per eccellenza, oggi mostra un crescente interventismo statale.
Dal primo mandato di Donald Trump fino alle politiche di Joe Biden, gli USA hanno progressivamente ampliato il perimetro dell’azione pubblica nell’economia. L’Inflation Reduction Act (IRA), l’espansione della spesa pubblica post-Covid e le misure di sostegno diretto ai cittadini hanno modificato in profondità la struttura economica americana.
A ciò si aggiungono politiche protezionistiche e industriali che impongono, ad esempio, il ritorno di parte dei profitti generati in Cina o il riacquisto di azioni da parte delle grandi società americane. Tutti segnali di un nuovo paradigma economico, in cui lo Stato assume un ruolo centrale nello stimolare la crescita e nel difendere la competitività nazionale.
L’indipendenza della Federal Reserve: un equilibrio sempre più fragile
Un altro tema cruciale è quello dell’indipendenza della Federal Reserve (Fed). La banca centrale americana, storicamente autonoma dalle scelte politiche, si trova oggi sotto una crescente pressione.
Le richieste di politiche monetarie espansive e di riduzione dei tassi di interesse, avanzate da esponenti politici come Trump, rischiano di compromettere l’autonomia decisionale della Fed. «Il problema – spiega Emilio – non è tanto la richiesta di una certa politica monetaria, quanto il fatto stesso che la Casa Bianca tenti di orientare le decisioni della banca centrale».
Un’ingerenza eccessiva nella politica monetaria, infatti, potrebbe generare instabilità nei mercati finanziari, minare la credibilità internazionale del dollaro e amplificare le tensioni già presenti tra potere politico ed economico.
La Cina e il nuovo ordine multipolare
Sul fronte opposto, la Cina consolida il proprio ruolo di attore centrale nella definizione di un nuovo ordine globale. Il recente vertice di Shanghai con i leader dell’Est asiatico ha ribadito la volontà di promuovere cooperazione e contaminazioni economiche su scala internazionale.
Pur restando un regime autoritario, Pechino si propone come alternativa sistemica al modello occidentale, combinando controllo statale, pianificazione economica e apertura selettiva ai mercati internazionali.
Questo duplice scenario – Stati Uniti più interventisti e Cina più collaborativa ma autoritaria – rappresenta una vera inversione rispetto agli equilibri del passato. Il mondo sembra muoversi verso una fase di multipolarismo economico e politico, in cui la geopolitica torna a essere la lente principale per interpretare le dinamiche dei mercati.
Geopolitica e mercati: un cambiamento strutturale
La lezione che emerge da questa analisi è chiara: la geopolitica è tornata a guidare l’economia globale. Le decisioni di investimento, le strategie industriali e persino le politiche monetarie non possono più essere comprese senza considerare il contesto politico internazionale.
Questo cambiamento, che Emilio definisce «strutturale», non sarà passeggero. Al contrario, per almeno un decennio, la variabile geopolitica continuerà a influenzare le traiettorie economiche di Stati Uniti, Europa e Asia, ridefinendo le regole del commercio e della finanza mondiale.
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il Podcast FinanceTV Talks - Le Voci dell'Economia
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