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Sanità in Italia: sempre più famiglie si indebitano per curarsi

Il 19° Rapporto Sanità del C.R.E.A. rivela un quadro preoccupante: in Italia, la spesa sanitaria privata cresce

Sanità italiana: quando curarsi diventa un lusso

Negli ultimi anni, la spesa sanitaria privata in Italia è cresciuta senza sosta, mentre quella pubblica arretra. Il risultato? Sempre più famiglie si trovano costrette a indebitarsi o, peggio, a rinunciare alle cure di cui hanno bisogno.


Nel solo 2022, oltre 1,58 milioni di nuclei familiari hanno sperimentato un disagio economico legato alle spese mediche, un numero in aumento costante rispetto agli anni precedenti. E il rischio è chiaro: se la tendenza non si invertirà, l’accesso alle cure diventerà un privilegio, specialmente per anziani e famiglie numerose.


I numeri che raccontano il problema

Il 6,1% delle famiglie italiane ha dichiarato di aver avuto difficoltà economiche legate alle cure nel 2021. La situazione è ancora più grave al Sud, dove la quota sale all’8,2%, ampliando il divario con il Nord.


Un dato particolarmente allarmante riguarda le cosiddette spese “catastrofiche”: quelle che superano il 40% della capacità di spesa residua di una famiglia. Riguardano il 2,8% dei nuclei (circa 731 mila famiglie) e colpiscono soprattutto over 75 e famiglie con tre o più figli. Le cure odontoiatriche sono tra le più penalizzanti.


Un Servizio Sanitario Nazionale sotto pressione

L’Italia spende il 32% in meno della media UE pre-1995 per la sanità pubblica. Per colmare il divario servirebbero 15 miliardi di euro, ma senza un piano strutturale, anche un intervento così massiccio avrebbe solo effetti temporanei.

A peggiorare le cose, gli interessi sul debito pubblico (pari al 4,3% del PIL) sottraggono risorse preziose che potrebbero essere investite nella salute.


Spesa privata in crescita e nuove disuguaglianze

Nel 2022 la spesa sanitaria privata ha raggiunto 40,1 miliardi di euro. Quasi tre famiglie su quattro hanno pagato di tasca propria farmaci, visite specialistiche e protesi.

Il divario sociale è evidente: tra le famiglie più povere, meno del 60% può permettersi cure private. Il risultato è un’Italia in cui la salute dipende sempre di più dal portafoglio.


Pochi medici, pochi infermieri, troppe liste d’attesa

La carenza di personale è un altro fronte critico: mancano oltre 54mila medici e 60mila infermieri rispetto al fabbisogno stimato. Il 40% dei medici si dichiara insoddisfatto delle proprie condizioni di lavoro e gli infermieri italiani guadagnano meno dei colleghi europei, rendendo difficile attrarre nuove leve.


Nord e Sud sempre più distanti

Nel Mezzogiorno, il ricorso a prestiti o alla rinuncia alle cure è molto più diffuso. Una combinazione di bassa spesa pubblica, alta spesa privata e tariffe basse per le prestazioni specialistiche riduce l’accessibilità ai servizi sanitari. Il divario territoriale si allarga, trasformando il diritto alla salute in un privilegio geografico.


Come invertire la rotta

Il Rapporto C.R.E.A. 2024 propone alcune soluzioni:

  • Aumentare i finanziamenti pubblici per ridurre il ricorso al debito sanitario

  • Integrare pubblico e privato per accorciare le liste d’attesa

  • Incentivare medici e infermieri per colmare le carenze

  • Rafforzare la sanità territoriale, soprattutto per le cronicità e gli anziani

  • Ridurre le disparità regionali con un nuovo criterio di riparto del fondo sanitario


Conclusione

La salute è un diritto universale, ma oggi rischia di diventare un bene di lusso. Senza investimenti mirati, riforme organizzative e un impegno politico deciso, sempre più italiani dovranno scegliere tra curarsi e pagare le bollette. La domanda che resta è: quanto tempo ci resta prima che sia troppo tardi?

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