Sticky inflation, quando l’inflazione è persistente

Sticky inflation, quando l’inflazione è “appicciccosa”

Mentre l’inflazione cala per effetto del rialzo dei tassi, i prezzi di alcuni beni e servizi restano alti.

Di cosa si parla?

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Sticky inflation, che cos’è?  

Il termine sticky inflation, potremmo dire inflazione rigida, quasi appiccicosa, che non risponde immediatamente ai cambiamenti del mercato. 

La sticky inflation può interessare diversi beni, ma solitamente riguarda beni di consumo che hanno prezzi relativamente rigidi, cioè che cambiano poco o lentamente nel breve periodo. Questi beni includono, ad esempio, automobili, elettrodomestici, attrezzature informatiche, abbigliamento e calzature

La persistenza dei prezzi in questi beni può influire sull’inflazione complessiva, poiché anche se i prezzi di altri beni diminuiscono, l’aumento dei prezzi di questi beni può compensare la deflazione altrove.

Ad esempio in questo periodo si riferisce al fatto che, anche se i prezzi dei beni di consumo come cibo ed energia sono in diminuzione, rimangono elevati per i servizi come i biglietti aerei e l’istruzione

Negli Stati Uniti i prezzi dei servizi, esclusi l’edilizia e l’energia, sono aumentati dello 0,2% nel mese di marzo, secondo le stime di Bloomberg, ma su base annua, la cifra si attesta intorno al 4,5%. 

Sticky inflation, quali le cause?

Alcuni economisti attribuiscono la causa della “sticky inflation” alla carenza di lavoratori che fa aumentare i salari, alimentando a sua volta il ciclo dell’inflazione. Uno dei settori dei servizi che soffre maggiormente a causa della scarsità di manodopera è quello sanitario. Negli Stati Uniti mancano circa 260.000 infermieri e operatori residenziali rispetto ai livelli pre-pandemia, un deficit che ha dato vita al termine “Nursemageddon”. Il burnout e il pensionamento lasciano intravedere un peggioramento della situazione nei prossimi anni.

I dati più recenti suggeriscono che le richieste di salario sono reali e la misura dei costi dell’occupazione analizzata dal Dipartimento del Lavoro e seguita attentamente dalla Federal Reserve, è aumentata dell’1,2% nel primo trimestre rispetto al periodo precedente, superando le previsioni.

Salari, inflazione e tassi d’interesse, quali conseguenze?

Questi dati potrebbero portare alla decisione della Federal Reserve di fare una “pausa falco”, aumentando i tassi ora e segnalando che non si prevede di aumentarli nuovamente.

Tuttavia, non tutti sono convinti che le pressioni salariali possano essere risolte con tassi di interesse più elevati. Alcuni economisti mettono in guardia contro il tentativo della Fed (Federal Reserve)  di raffreddare deliberatamente il mercato del lavoro per frenare l’inflazione. 

L’economia sta già rallentando, e ci sono segnali di un rallentamento del mercato del lavoro e della domanda dei consumatori, ma i recenti dati resi disponibili dal Dipartimento del Lavoro statunitense lasciano intendere che la FED sia interessata ad un nuovo rialzo dei tassi.