Smetto quando voglio. Il lavoro nel nuovo millennio tra quiet quitting e silenzio organizzativo
Il lavoro nel contesto attuale e le prospettive future, un’analisi approfondita con Paolo Iacci
Di cosa si parla?
Il lavoro è un tema cruciale che permea ogni ambito dell’economia, della psicologia e del futuro. Ne abbiamo parlato con Paolo Iacci, Presidente di ECA Italia e di AIDP Promotion, Professore di Scienze delle Risorse Umane all’Università Statale di Milano, che ha presentato il suo ultimo libro dal titolo “Smetto quanto voglio. Il lavoro nel nuovo millennio tra quiet quitting e silenzio organizzativo”.
In un momento storico come quello attuale, l’Italia si trova di fronte a una serie di sfide nel mondo del lavoro che evidenziano paradossi significativi. Ma cosa rappresenta oggi il mondo del lavoro in Italia? Da un lato, si osserva una significativa presenza di NEET, giovani che non studiano e non lavorano, che superano i 3 milioni. Dall’altro, ogni anno circa 140.000 persone, soprattutto giovani laureati, scelgono di emigrare all’estero in cerca di migliori opportunità lavorative. Nonostante ciò, l’Italia registra un tasso di occupazione a livelli mai visti negli ultimi 50 anni, attestandosi al 61,5%. Allo stesso tempo, si fa strada il problema del mismatch professionale: il 32% delle ricerche di personale non riesce a essere soddisfatto a causa della mancanza delle professionalità richieste: una situazione paradossale in cui coesistono posti di lavoro potenzialmente disponibili e una disoccupazione strutturale dovuta alla mancanza di competenze adeguate.
Una delle sfide principali che il mondo del lavoro sta affrontando è la carenza di professionalità a diversi livelli delle scale gerarchiche, dovuto in parte alla sottovalutazione del lavoro manuale e al degrado del sistema di formazione professionale in Italia. Un problema significativo è la mancanza di tecnici qualificati, inclusi coloro che possiedono una formazione più avanzata: all’appello mancano infatti gli iscritti agli ITS (Istituti Tecnici Superiori), che attualmente sono solo 18.000, un numero che si punta a far crescere a 45.000 entro il 2030. Altra lacuna è l’orientamento professionale e il Welfare relativo alla transizione scuola-lavoro, che porta molti giovani a specializzarsi in settori non richiesti dal mercato del lavoro.
La rapida evoluzione delle nuove tecnologie rende essenziale un cambiamento nei programmi scolastici, che devono essere rivisti e aggiornati per adeguarsi ai tempi attuali. Attualmente, si è ancora vincolati a una concezione tradizionale della vita divisa in tre fasi: studio, lavoro e riposo, che non è più sostenibile, poiché il periodo di studio è spesso considerato troppo breve e l’ingresso nel mondo del lavoro avviene troppo tardi. È quindi necessaria un’integrazione più stretta tra scuola e lavoro, con un maggiore orientamento professionale fin dai primi anni di formazione.
E’ altresì importante implementare un sistema di formazione continua lungo tutto l’arco della vita professionale, con particolare attenzione agli over 45, 50 e 55 anni. La vita professionale si sta allungando sempre di più a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita, e di conseguenza è necessario estendere il periodo di formazione per consentire alle persone di rimanere competitive sul mercato del lavoro.
Le richieste nel mondo del lavoro stanno subendo un notevole cambiamento, poiché sempre più persone che cercano una nuova professionalità non si concentrano esclusivamente sullo stipendio e gli aspetti economici, ma valutano anche le offerte legate al benessere in ambito lavorativo, familiare e privato all’interno delle aziende. Il concetto di Welfare assume un ruolo sempre più cruciale nel panorama del lavoro, facendo parte del cosiddetto Total Reward, ovvero del compenso complessivo offerto dalle aziende, che comprende sia elementi di carattere economico che di welfare, come ad esempio benefici legati alla salute, alla previdenza e al benessere generale dei dipendenti. Le aziende che riescono a offrire un pacchetto di Welfare attrattivo possono attirare e trattenere i migliori talenti sul mercato.
La crescente volontà delle persone di trovare un equilibrio tra vita lavorativa e personale riflette la tendenza verso uno stile di vita più sostenibile e soddisfacente; da tempo si assiste al “quiet quitting“, un fenomeno per cui il dipendente decide di porre dei limiti tre vita professionale e privata al fine di migliorare l’equilibrio tra le stesse, cercando di evitare situazioni di forte stress. D’altra parte, le aziende stanno investendo sempre di più nel Welfare dei dipendenti, ma nonostante questi sforzi, si nota un aumento del disimpegno da parte dei dipendenti nei confronti del lavoro, attribuito a vari fattori, tra cui la mancanza di coinvolgimento e di senso di appartenenza alla propria organizzazione. Pertanto, per affrontare questa sfida, le aziende devono adottare un approccio olistico che comprenda sia interventi di carattere “hard”, come investimenti nel Welfare e nei programmi di Total Reward, sia interventi di carattere “soft”, come lo sviluppo di uno stile di leadership più empatico e la creazione di opportunità di coinvolgimento attivo dei dipendenti nei processi decisionali e nell’innovazione organizzativa.
In conclusione, “Smetto Quando Voglio” di Paolo Iacci, edito Egea, offre uno sguardo critico e approfondito sul mondo del lavoro odierno, evidenziando le sfide e le opportunità di un mercato in costante evoluzione. In definitiva, per affrontare queste le sfide è necessario un impegno collettivo da parte di istituzioni, aziende e lavoratori per creare un ambiente lavorativo più sostenibile, soddisfacente e inclusivo per tutti.
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