La longevità trasforma la società e le famiglie: conseguenze e nuove esigenze
Come le famiglie italiane stanno cambiando per l’aumento della longevità e le sfide demografiche future con la professoressa Chiara Saraceno.
Di cosa si parla?
La famiglia è il cuore pulsante di qualsiasi struttura economica e sociale. Per comprendere meglio come sta evolvendo la famiglia in Italia e nel mondo, abbiamo intervistato la professoressa Chiara Saraceno, sociologa e professoressa emerita dell’Università di Torino e del Berlin Social Science Center.
L’evoluzione della famiglia in relazione all’allungamento della vita media sta portando a significativi cambiamenti sociali. Con le persone che vivono più a lungo, le famiglie tendono a estendersi fino a età molto avanzate, modificando il ciclo di vita familiare. Le parentele si sono allungate e strette: oggi è comune avere nonni e persino bisnonni ancora in vita, mentre è meno comune avere molti cugini o fratelli.
L’invecchiamento porta con sé il rischio di trascorrere gli ultimi anni in condizioni di fragilità o non autosufficienza, il che comporta sfide organizzative e di benessere psicofisico sia per gli individui sia per le loro famiglie. In Italia, il sistema di welfare è relativamente carente nella cura degli anziani, quindi spesso la generazione di mezzo deve prendersi cura dei genitori anziani. I nonni, soprattutto le nonne, rappresentano una risorsa cruciale per le famiglie, offrendo supporto significativo quando i nipoti sono piccoli, in un contesto dove i servizi per l’infanzia sono scarsi. Tuttavia, con l’avanzare dell’età, questi stessi nonni possono necessitare di cure intensive, creando ulteriori pressioni sulla generazione di mezzo.
L’Italia sta affrontando una grave crisi di natalità, con un tasso di 1,22 figli per donna, uno dei più bassi al mondo. La bassa natalità in Italia non è solo il risultato delle scelte di fecondità delle attuali generazioni in età fertile, ma anche delle scelte delle generazioni precedenti, che hanno portato a una diminuzione del numero di persone in età fertile, creando un ciclo negativo che è difficile da invertire rapidamente.
La diminuzione della popolazione giovanile ha un impatto diretto sull’economia italiana: meno nascite oggi significano meno lavoratori domani, con conseguenze negative sulla produttività e sulla capacità del paese di sostenere il proprio sistema di welfare e un aumento delle spese sanitarie e pensionistiche.
Affrontare l’inverno demografico richiede un approccio molteplice che includa politiche migratorie più accoglienti e un forte supporto alla natalità: offrire incentivi economici per chi desidera avere figli, ma anche rimuovere i disincentivi che rendono difficile questa scelta, migliorando l’accesso a servizi per l’infanzia, l’accesso alla casa e garantendo salari dignitosi.
Per migliorare il benessere nella quarta e quinta età della vita, è fondamentale adottare politiche che favoriscano stili di vita sani e riducano le disuguaglianze sociali. L’Italia deve affrontare il problema dell’invecchiamento con una maggiore attenzione alla cura integrata socio-sanitaria, attualmente insufficiente.
Una delle maggiori sfide dell’invecchiamento è la gestione della non autosufficienza. Attualmente, l’Italia si affida prevalentemente a risorse familiari e al sostegno di badanti, che non garantisce uniformità nella qualità delle cure: è necessario sviluppare un sistema di assistenza integrato, che combini servizi sanitari e sociali per fornire un supporto completo agli anziani non autosufficienti. La recente approvazione della legge quadro per la non autosufficienza rappresenta un passo avanti, ma è fondamentale accelerare l’implementazione dei decreti delegati per renderla operativa.
In Italia, la questione della pianificazione economica per la vecchiaia è particolarmente critica con una popolazione che invecchia e un sistema pensionistico pubblico sempre più sotto pressione, è quindi essenziale promuovere forme di previdenza complementare. Tuttavia, il basso tasso di adesione a questi strumenti, soprattutto tra le donne, rappresenta una sfida significativa.
Le donne in Italia affrontano sfide particolari quando si tratta di pianificare la propria pensione. Con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa e una predominanza di contratti part-time spesso involontari, le donne accumulano meno contributi pensionistici rispetto agli uomini. Per affrontare questa disuguaglianza, è essenziale promuovere l’occupazione femminile, combattendo gli stereotipi di genere. Le donne devono essere incoraggiate a partecipare attivamente alla gestione finanziaria della famiglia e alla pianificazione pensionistica.
La pensione di reversibilità è ancora un sostegno importante per molte vedove, ma le sue limitazioni sono evidenti, infatti molto spesso l’importo non è sufficiente a garantire una vita dignitosa. È fondamentale rivedere e potenziare questo sistema per renderlo più equo e adeguato alle esigenze reali delle persone.
La solitudine, specialmente tra gli anziani, è un problema emergente, per contrastarla, è fondamentale creare luoghi di incontro e reti di supporto. Iniziative come le biblioteche sociali e le portinerie di comunità offrono esempi positivi di come la società civile può contribuire a ridurre l’isolamento.
L’intervista con la professoressa Saraceno ha evidenziato la complessità delle dinamiche familiari e l’importanza di politiche integrate per affrontare le sfide demografiche e sociali. È essenziale che le politiche pubbliche, insieme alla società civile, lavorino per creare un ambiente più inclusivo e sostenibile per tutte le generazioni.
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