
Il rimborso Irpef: come ottenerlo e quanto si può recuperare
Come chiedere all’Agenzia delle Entrate la restituzione delle imposte sui redditi versate in eccesso rispetto al dovuto; quando e dove arriva l’accredito; cosa fare se la richiesta viene respinta.
Di cosa si parla?

Rimborso Irpef nel modello 730
Il rimborso Irpef spetta quando emerge un credito d’imposta nella dichiarazione dei redditi, o un minor debito rispetto a quello preventivato e calcolato in acconto. Il caso più comune è quello del modello 730 e qui il rimborso dell’eccedenza che risulta dal calcolo dell’imposta versata rispetto a quella effettivamente dovuta per quell’anno, viene operato direttamente dal datore di lavoro o dall’ente pensionistico, che agisce come sostituto d’imposta e svolge le operazioni di conguaglio fiscale.
Ciò significa che la restituzione dell’importo versato in eccesso avviene automaticamente, con accredito della somma spettante in busta paga o sul cedolino della pensione: precisamente, nel mese di luglio per i lavoratori dipendenti che hanno presentato la dichiarazione entro giugno e nel mese di agosto per i pensionati. Chi presenta la dichiarazione successivamente subisce uno slittamento, fino a un massimo di 4 mesi. In alternativa al rimborso, il contribuente può sempre scegliere di utilizzare il proprio credito in compensazione, per pagare altre imposte mediante modello F24.
Rimborso Irpef con dichiarazione integrativa
È anche possibile chiedere il rimborso Irpef presentando una dichiarazione integrativa dei redditi, entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello in cui era stata presentata la dichiarazione originaria. Nel modello Redditi integrativo bisogna indicare l’importo chiesto in restituzione nel quadro RX e si può anche scegliere di riportare l’eccedenza come credito d’imposta da utilizzare nella successiva dichiarazione (se non verrà fruito in tale periodo, si potrà chiedere il rimborso nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo).
Se il contribuente è privo di sostituto d’imposta, o ha operato versamenti in eccesso (ad esempio, nell’autoliquidazione degli acconti o del saldo, per i lavoratori autonomi), e non è in grado di operare le correzioni e integrazioni al modello 730 o al modello Redditi, può ottenere il rimborso mediante presentazione di un’istanza all’Agenzia delle Entrate.
Rimborso Irpef negato: che fare?
La domanda di rimborso Irpef può essere respinta in due modi dall’Agenzia delle Entrate:
- con la notifica o comunicazione all’indirizzo del contribuente di un provvedimento esplicito di diniego di riconoscimento del rimborso;
- con il “silenzio-rifiuto“, che si forma dopo 90 giorni dalla presentazione dell’istanza di rimborso senza aver ricevuto risposta.
- In tali casi, il contribuente può impugnare il diniego, esplicito o tacito, di accoglimento del rimborso proponendo ricorso alla Corte di Giustizia tributaria di primo grado (l’ex Commissione tributaria provinciale) entro 60 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione, e, se vi è stato silenzio rigetto, entro il termine ordinario di prescrizione decennale.
- Ricordiamo, però, che la presentazione dell’istanza di rimborso, per essere valida, deve avvenire, a pena di decadenza, entro 48 mesi dalla data di esecuzione dei versamenti eccedenti o di prelevamento di ritenute alla fonte. Negli altri casi, opera il termine generale di due anni dalla data di avvenuto pagamento o dal giorno in cui si è verificato il presupposto per la restituzione, quindi oltre tale scadenza il rimborso non sarebbe più concedibile
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