GRC Governance, risk e compliance
L’importanza di gestire i processi GRC nei contesti ESG: opportunità e strategie
Di cosa si parla?
In un mondo in cui la discussione sulla sostenibilità è sempre più incalzante, è importante chiedersi come le
imprese possano affrontare questa sfida e perché è fondamentale agiscano individuando anche i principali rischi ESG che riguardano quindi gli aspetti ambientali, sociali e di governance, per garantire la crescita aziendale. Ne abbiamo parlato insieme a Federica Russi, Membro del comitato scientifico e docente presso il Master in Sostenibilità dell’Università Milano Bicocca e Advisor GRC & Sustainability di Mesa.
Si definisce rischio la probabilità che si verifichi un evento che interferisce con il raggiungimento di un obiettivo: tradizionalmente al concetto di rischio si associa un significato negativo, ma è bene ricordare che talvolta, i rischi possono identificare anche le opportunità.
Fra i principali rischi ESG, i rischi ambientali, legati quindi a al cambiamento climatico, ai consumi energetici e alle emissioni di sostanze inquinanti, alla tutela della biodiversità e degli ecosistemi e in genere all’utilizzo di tutti i materiali alla gestione dei rifiuti alla transizione all’economia circolare; i rischi sociali, che riguardano sia gli aspetti salariali, che di gestione del benessere lavorativo e della tutela della diversità e delle comunità dei territori all’interno dei quali opera l’azienda e, infine, i rischi di di governance, che comprendono pratiche di business conduct corrette. La nuova direttiva europea sulla CSR, inoltre, fa riferimento alla doppia materialità, e richiede si considerino sia gli impatti esterni sull’attività delle imprese, che gli impatti generati dalle imprese stesse.
Oltre agli impatti diretti, bisogna ricordare che le imprese si trovano a gestire i rischi indipendenti, come quelli legati alle sfide ambientali come il cambiamento climatico. Ad esempio, se un’azienda è virtuosa in termini di sostenibilità, potrebbe comunque essere esposta a rischi fisici dovuti a eventi climatici estremi, come alluvioni. O ancora, ci sono rischi di transizione legati alla necessità di adattarsi a normative e cambiamenti strutturali nell’economia, ad esempio l’Unione Europea che ha sviluppato un quadro normativo dettagliato per favorire la transizione verso un’economia sostenibile.
Federica Russi delinea quindi un percorso strategico per l’integrazione della sostenibilità nelle aziende, focalizzandosi su diverse fasi chiave: inizia sottolineando l’importanza di considerare la sostenibilità come un elemento centrale nella pianificazione strategica, coinvolgendo gli organi di governance ed evidenziando la necessità di percepire la sostenibilità non solo come un obbligo di rendicontazione, ma come un’opportunità per l’innovazione e la competitività globale.
Una fase cruciale riguarda l’assorbimento di questa prospettiva da parte dell’intera azienda, attraverso formazione e comunicazione efficace: questo cambiamento culturale è essenziale per il successo del processo.
Un ulteriore elemento chiave è l’integrazione della sostenibilità in un sistema strutturato di gestione del
rischio, definito GRC, governance, risk e compliance, che riguarda non solo la gestione dei rischi ESG, ma anche tutti gli altri rischi cui un’azienda è esposta a 360 gradi. Il termine GRC viene utilizzato per descrivere tutti i processi e le misure che aiutano le aziende a raggiungere gli obiettivi prefissati, a individuare e contrastare i possibili rischi, risk management e a rispettare le normative e le regole che si applicano alla loro attività quotidiana, (compliance). Un sistema di risk management, basato sulla definizione di indicatori in grado di monitorare costantemente il raggiungimento degli obiettivi, diventa fondamentale, soprattutto in un’ottica di lungo periodo in cui considerare anche gli impatti delle pratiche sostenibili.
Numerosi sono i vantaggi e le ricadute positive di un accorto approccio sostenibile a livello aziendale, a partire dai rapporti con i dipendenti alla competitività sul mercato, ai benefici tangibili come l’accesso ai finanziamenti green e un migliore posizionamento nei mercati dei capitali.
Insieme all’esperta abbiamo affrontato un altro argomento chiave legato alle pratiche sostenibili e alla capacità di identificazione e gestione del rischio, abbiamo cioè definito il ruolo dell’etica nell’ambito aziendale, la cosiddetta business ethics, e di come essa influenzi l’economia dell’azienda. L’etica è infatti complementare e integrata con le tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG).
Occorre fare un distinguo tra l’etica come branca della filosofia che stabilisce criteri di giustizia e la business ethics come applicazione di approcci filosofici per prendere decisioni aziendali, specialmente in situazioni complesse.
I valori aziendali, sono considerati fondamentali per orientare il comportamento dei dipendenti e dei
manager, per questo la definizione di una mappa di valori, spesso comunicata attraverso un codice etico,
diventa cruciale per guidare le decisioni e fornire una direzione chiara.
La formazione e la comunicazione capillare sono considerate essenziali per trasmettere e mantenere questi valori, coinvolgendo sia i dipendenti che gli stakeholder esterni. Le pratiche etiche generano benefici simili a quelli delle buone pratiche ESG: le metodologie più affermate di gestione del rischio aziendale ritengono l’integrità ai valori aziendali come uno dei fattori di prevenzione del rischio più importanti ai fini del del successo sostenibile dell’azienda.
E’ evidente il rapporto fra etica ed economia perché nella misura in cui si prevengono fenomeni come la corruzione la concorrenza sleale, si hanno miglioramenti nei rapporti con gli stakeholder a tutti i livelli.
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