Global Gender Gap Report 2024: Risultati e Impatti
Il rapporto annuale del World Economic Forum rivela progressi lenti verso l’uguaglianza di genere e la necessità di azioni urgenti.
Di cosa si parla?
Raggiungere la piena parità di genere richiederà ancora 134 anni, infatti nonostante sia stato colmato il 68,5% del divario di genere nel mondo e questo divario si sia ridotto di 0,1 punti percentuali rispetto al 2023, l’anno previsto per il raggiungimento della parità è il 2158. Lo rivela l’ultimo rapporto del World Economic Forum (WEF) sul divario di genere, considerando i 146 Paesi inclusi in questa edizione. Un ulteriore dato allarmante per l’Italia è che il nostro Paese è peggiorato negli ultimi 24 mesi, scendendo dalla 79ª posizione dello scorso anno all’87ª tra gli oltre 140 Stati considerati.
I risultati del Global Gender Gap Report 2024
Il Global Gender Gap Report, ora alla sua 18ª edizione, esamina l’evoluzione dei divari di genere in quattro ambiti: partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica. Questo indice, il più longevo nel monitorare i progressi nel colmare tali divari sin dal suo avvio nel 2006, indaga anche l’impatto degli ultimi shock globali sulla crisi del divario di genere nel mercato del lavoro.
Nel 2024, l’Indice ha esaminato 146 Paesi, fornendo una base solida per un’analisi comparativa internazionale. Il Global Gender Gap Index valuta i punteggi su una scala da 0 a 100, dove i punteggi indicano la percentuale del divario di genere che è stata colmata. I confronti tra Paesi aiutano a identificare le politiche più efficaci per ridurre questi divari.
L’Europa continua a essere in testa, con un punteggio del 75% e sette delle prime dieci posizioni occupate dai suoi Paesi. L’Islanda rimane il Paese con la maggiore parità di genere, avendo colmato il 93,5% del divario complessivo. Tra gli altri Paesi con i migliori risultati figurano Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania e Irlanda, che hanno colmato oltre l’80% del loro divario di genere. Il punteggio complessivo dell’Europa è migliorato di 6,2 punti percentuali dal 2006.
Il Medio Oriente e il Nord Africa sono all’ottavo posto con un punteggio del 61,7%. Nonostante i bassi punteggi nella partecipazione economica e nell’empowerment politico, la regione ha registrato notevoli miglioramenti nel livello di istruzione dal 2006. La partecipazione alla forza lavoro rimane mediamente bassa nella regione, ma negli ultimi anni Arabia Saudita, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti hanno fatto passi avanti verso la parità. Gli Emirati Arabi Uniti e Israele sono in testa alla regione e sono le uniche due economie della regione a classificarsi nella top 100.
Nel contesto attuale, l’Italia occupa l’87° posto nel Global Gender Gap Index, con uno score di 0,703 su 1, evidenziando un lieve peggioramento rispetto al 79° posto e uno score di 0,705 dell’anno precedente. L’aspetto dove il nostro Paese mostra maggiori carenze è nell’indicatore di emancipazione politica, con uno score di 0,243. Inoltre, l’Italia potrebbe fare significativi progressi nella partecipazione economica e nelle opportunità, dato uno score di 0,608, considerando che il divario salariale è ancora notevole con uno score di 0,601 rispetto alla parità salariale.
Le posizioni politiche e il divario di genere nei campi STEM e nei talenti dell’IA si riduce lentamente
La rappresentanza femminile nella politica è aumentata sia a livello federale che locale, ma le posizioni di vertice restano in gran parte inaccessibili per le donne a livello globale. Tuttavia, secondo il WEF, con oltre 60 elezioni nazionali nel 2024 e la popolazione mondiale più numerosa della storia chiamata al voto, questa situazione potrebbe migliorare.
Sebbene la metà delle economie valutate nell’Indice Globale sulla Differenza di Genere abbia fatto piccoli progressi, le disparità significative permangono. Il leggero miglioramento nel divario di genere globale nel 2024 è attribuibile principalmente agli incrementi positivi nella partecipazione economica e nelle opportunità (+0,6%), mentre l’empowerment politico, la salute e la sopravvivenza hanno mostrato lievi miglioramenti e il livello di istruzione ha registrato un lieve declino.
Nonostante le sfide, il rapporto evidenzia alcuni sviluppi positivi. La parità nei tassi di partecipazione alla forza lavoro femminile è risalita al 65,7% a livello globale, dal minimo del 62,3% raggiunto durante la pandemia. Tuttavia, la rappresentanza delle donne nella forza lavoro rimane inferiore a quella degli uomini in quasi tutti i settori e le economie, con le donne che costituiscono il 42% della forza lavoro globale e solo il 31,7% dei dirigenti senior. Altri fattori, come i divari di genere nelle reti professionali e nelle responsabilità assistenziali, rallentano ulteriormente il progresso economico delle donne. La Banca Mondiale stima che colmare il divario di genere nell’occupazione e nell’imprenditorialità potrebbe aumentare il PIL globale di oltre il 20%.
Un aspetto positivo è l’aumento della presenza femminile nell’ingegneria dell’intelligenza artificiale, più che raddoppiata dal 2016, segnalando progressi in questo settore. Tuttavia, il divario di genere nei campi STEM e nei talenti dell’IA resta una sfida significativa. La parità di genere nelle competenze digitali è ancora bassa nei corsi di intelligenza artificiale e big data (30%), programmazione (31%) e reti e sicurezza informatica (31%), rendendo difficile colmare le lacune nella forza lavoro. Inoltre, un sondaggio su larga scala condotto da PwC tra i lavoratori rivela differenze di genere nella percezione delle competenze richieste per il futuro, con le donne che considerano le competenze digitali, analitiche e verdi meno rilevanti per le loro carriere nei prossimi cinque anni. Esiste anche un divario di genere nelle opportunità percepite di acquisire le competenze del futuro.
Cosa fare per colmare il gender gap
Le condizioni macroeconomiche e geopolitiche giocano un ruolo cruciale nel modellare le attuali e future possibilità di raggiungere la parità di genere per Paesi e regioni. Come evidenziato dai risultati dell’indice di quest’anno, la portata e la velocità di questi progressi sono profondamente insufficienti per raggiungere l’uguaglianza di genere entro il 2030. L’esitazione nel abbracciare la parità di genere come pilastro per una crescita equa e sostenibile sta compromettendo la capacità globale di affrontare le sfide attuali e future, e sta costando il futuro delle donne e delle ragazze.
“Nonostante alcune note positive, i progressi lenti e incrementali evidenziati nel rapporto sottolineano l’urgente necessità di un rinnovato impegno globale per raggiungere la parità di genere, in particolare in ambito economico e politico – ha dichiarato Saadia Zahidi, direttore generale del World Economic Forum – Non possiamo aspettare il 2158 per raggiungere la parità. È il momento di agire con decisione”.
Investire risorse negli sforzi per l’uguaglianza di genere è essenziale per evitare un regresso dai progressi duramente ottenuti e per garantire che i percorsi verso la crescita, la prosperità, l’innovazione e la sostenibilità siano aperti a tutti. Un’azione collettiva, coordinata e audace da parte dei leader del settore pubblico e privato sarà determinante per accelerare i progressi verso la parità di genere, avviando così una nuova fase di crescita e maggiore resilienza.
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