Approvata la Nature Restoration Law: una svolta per la tutela ambientale in Europa
Il Consiglio dell’UE ratifica una legge storica per il ripristino degli ecosistemi, nonostante le resistenze di diversi paesi membri.
Di cosa si parla?
Il Consiglio dell’Unione Europea ha ratificato definitivamente lunedì 17 giugno la Nature Restoration Law, una legge cruciale per la tutela ambientale nell’ambito del Green Deal europeo. Dopo oltre due anni di negoziati complicati, il regolamento ha incontrato resistenze da parte di vari partiti e paesi membri. L’Italia, insieme ad Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, ha votato contro, mentre il Belgio si è astenuto. Il regolamento sarà ora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore tra poche settimane.
Una legge che fa la storia
Un passo storico per la natura d’Europa: la Nature Restoration Law è stata approvata “a sorpresa” durante la riunione del Consiglio a Lussemburgo. Questo risultato, atteso da ambientalisti, scienziati e associazioni in difesa della natura, era tutt’altro che scontato. La legge era stata ostacolata per mesi da diversi paesi, tra cui l’Italia, la Svezia, la Finlandia, l’Ungheria e i Paesi Bassi, che temevano ripercussioni economiche per il settore agricolo. Anche nell’ultimo voto, questi paesi si sono opposti all’approvazione.
La legge, che è sempre stata una delle principali iniziative del Green Deal, era in bilico prima delle elezioni europee dell’8-9 giugno, lasciando molti addetti ai lavori preoccupati per un possibile dietrofront. Tuttavia, lo stallo si è risolto grazie al cambio di posizione dell’Austria e al sostegno della Slovacchia, che hanno permesso di raggiungere la maggioranza qualificata necessaria per l’approvazione. Sebbene il testo finale sia stato ammorbidito rispetto ai vincoli iniziali, offre comunque una base solida per la tutela dei suoli, concedendo deroghe in casi “eccezionali” per il settore agricolo.
Come sottolineato dal Consiglio, attraverso la Nature Restoration Law, vengono stabiliti obiettivi specifici e giuridicamente vincolanti per il ripristino di vari ecosistemi, inclusi quelli terrestri, marini, d’acqua dolce e urbani, con lo scopo è affrontare direttamente il ripristino degli stessi, combattere la crisi climatica e implementare politiche di mitigazione e adattamento per contrastare gli effetti dei disastri naturali, garantendo così la sicurezza alimentare.
Il regolamento impone agli Stati membri di attuare misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030, interessando ecosistemi terrestri, costieri, d’acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprese zone umide, praterie, foreste, fiumi, laghi ed ecosistemi marini come fanerogame marine, letti di spugne e coralli. Gli habitat in “cattive condizioni” dovranno essere ripristinati per almeno il 30% entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050.
Altre iniziative per la tutela ambientale sono, ad esempio, il ripristino le torbiere, piantare alberi e trasformare almeno 25.000 km di fiumi in corsi d’acqua liberi entro il 2030, con l’obiettivo di rimuovere le barriere artificiali alla connettività delle acque superficiali. Ogni stato membro dovrà pianificare in anticipo e presentare alla Commissione europea piani nazionali di ripristino, illustrando come raggiungeranno questi obiettivi. Inoltre, dovranno monitorare e riferire sui progressi basandosi su indicatori di biodiversità a livello UE.
Una volta entrata in vigore la legge, la Commissione esaminerà entro il 2033 l’applicazione del regolamento e i suoi impatti sui settori agricolo, della pesca e forestale, nonché gli effetti socio-economici più ampi.
Una legge poco ambiziosa e il voto contrario dell’Italia
Nonostante l’importanza della Nature Restoration Law, i suoi obiettivi sono considerati meno ambiziosi rispetto alla versione iniziale della Commissione Europea del 2022, a causa di significativi compromessi al ribasso. La proposta originale aveva incontrato forte opposizione soprattutto dai partiti di destra europei, che temevano vincoli e aumenti dei costi nel settore agricolo. Vannia Gava, viceministra italiana dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Lega, ha criticato la versione definitiva per l’eccessivo impatto economico e amministrativo sul settore agricolo.
Le controversie e le proteste degli agricoltori hanno contribuito a ritardare l’adozione del regolamento, complicando la gestione della questione soprattutto in vista delle elezioni europee.
“Il voto contrario dell’Italia, insieme a Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia, alla legge sul ripristino della natura ci lascia con l’amaro in bocca,” commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
Ciafani aggiunge che l’approvazione finale della legge da parte del Consiglio dell’UE è una buona notizia. Descrive la legge come uno dei provvedimenti-simbolo dell’agenda verde europea, che dopo uno stallo di più di due mesi, è riuscita a raggiungere un traguardo significativo.
Continua poi affermando che il governo italiano deve andare oltre la sua visione limitata e adottare tempestivamente una legge per affrontare la crisi ambientale e promuovere la transizione ecologica nei territori, introducendo direttive che si trasformino rapidamente in Piani di attuazione nazionale e stabilendo obiettivi concreti per il recupero e la restaurazione di vari ecosistemi, dalle foreste agli ambienti marini, oltre che alle aree agricole e urbane.
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